Punta Basei (3338 m.) da Pont per la piana del Nivolet

Vedere la brina che ricopre l’erba il 22 agosto fa un certo effetto ma sulle Alpi può essere normale. E’ comunque confortante osservare quel cielo azzurro che al primo mattino non crea ostacoli ai primi raggi del sole che tingono di rosso le vette innevate del Gran Paradiso e delle montagne circostanti.

Carico di aspettative e in quest’atmosfera fredda e ovattata raggiungo in auto il grande parcheggio di Le Pont, ancora immerso nell’ombra del fondovalle a quota 1960 metri.

L’escursione è grandi numeri. E’ la più lunga mai effettuata da quando vado in montagna. Sono poco più di 29 km. con attraversamento di quattro diversi ambienti, per un totale di 11 ore comprese le meritate soste.

Il primo ambiente con cui si viene in contatto è quello del bosco. Si inizia sul sentiero segnavia 3 che si attacca dietro l’albergo del grande piazzale. Subito in ripida salita e con una lunga serie di stretti tornanti, passa accanto ad una bellissima cascata emissaria delle zone umide del sovrastante Pianoro del Nivolet. I ripidi tornanti della strada reale di caccia, permettono in un’ora di guadagnare 320 metri di dislivello portandosi sul bellissimo poggio panoramico della Croce di Roley, 2324 metri, uno dei più celebri belvedere sul Gran Paradiso.

Da qui inizia il secondo ambiente, più riposante perché quasi privo di dislivello che in 6 km. attraversa tutto il Piano del Nivolet, una pianura erbosa a circa 2400 metri di quota dove scorrono tranquille acque tra estese praterie, torbiere e qualche vecchio alpeggio in rovina.

In 2 ore e mezza dalla partenza si giunge al rifugio Savoia, in bellissima posizione davanti al più grande dei due laghi del Nivolet ma paradossalmente raggiunto da una comoda strada asfaltata proveniente dall’opposto versante piemontese. La conseguenza è quella di trovarsi in uno dei luoghi più belli dell’intero arco alpino ma pieno di automobili parcheggiate e chiassosi gruppi di turisti in pellegrinaggio ai laghi del Nivolet ed i vicini laghi Rosset e Leytaz.
Con quasi tre ore di escursione sulle spalle e 9 km. percorsi, mi sembra di essere fuori luogo tra tutta quella gente fresca e riposata che scende dalle macchine e passeggia tra i prati del rifugio, ma per me non è ancora finita.

Dopo una breve sosta, inizio a percorrere il sentiero che parte dietro il rifugio e che mi porterà verso il terzo ambiente, quello dei laghi di origine glaciale adagiati su un vasto altopiano erboso ad una quota di circa 2700 metri. Ogni depressione del terreno ospita straordinari specchi d’acqua di colore blu cobalto, spesso senza nome.

Raggiungo il lago Rosset, il più grande di tutti, gli giro intorno e poi su un comodo sentiero passo accanto al lago Leytaz, movimentato da sporgenze e rientranze lungo e con isolotti erbosi che si spingono verso il centro del bacino. La grande mole della Punta Basei con il suo ghiacciaio, sembra sorgere da ogni lago, man mano che scorro lungo il sentiero.

Superato il lago Leitaz passo accanto ad un cartello di legno che indica la via per la Punta Basei e la seguo. La salita diventa subito marcata e come un drone mi sollevo sulla moltitudine dei laghi che occhieggiano tra i prati sottostanti. E’ una sensazione unica.
I panorami si allargano sempre di più sul gruppo del Gran Paradiso svelando altre vette e altri ghiacciai. Poi l’erba lascia il posto alle ghiaie e alle pietraie.

Sto gradualmente entrando nel quarto ambiente, quello del circo glaciale del Basei, con nevai sempre più frequenti ed estesi che si percorrono senza problemi attraverso un percorso segnato da decine di piccoli totem in pietra anche se la direzione verso il Col Basei è intuitiva.
La cascata che fuoriesce dal fronte del ghiacciaio è l’unica colonna sonora che dà voce all’ambiente aspro e affascinante del magnifico anfiteatro. I pochi escursionisti si muovono piano e con circospezione sui grandi blocchi di pietre sparse ovunque.

Raggiungo quasi senza sforzo il Col Basei, 3176 metri, che secondo i testi che lo descrivono è il più bel valico tra la Valsavarenche e la Val di Rhemes, di gran lunga superiore ai vicini Col Rosset, Col Leynir e Colle dell’Entelor, con panorami eccezionali su tutta la parte alta della val di Rhemes ricca di ghiacciai, nonché quelli lungo il confine francese.

Lunga e meritata sosta sul Col Basei, ad assorbire il più possibile la pura essenza della montagna, la grandiosità degli elementi che la compongono, la meraviglia del creato che qui si manifesta in una delle espressioni più sublimi che io ricordi, dopo aver visto tanti luoghi di montagna. Questo è uno di quei posti da cui è difficile staccarsi e decidere di andar via. E’ come rinunciare a qualcosa che alimenta la propria vita. Ma ad un certo punto bisogna muoversi.
Lascio il valico e percorro la breve cresta che in moderata salita raggiunge la base della Punta Basei, un singolare scoglio dal colore grigio scuro che si risale brevemente fino ad un canapone con alcuni nodi per facilitarne la presa e che permette di coprire gli ultimi 4-5 metri prima di giungere finalmente in vetta, a 3338 metri.
Panorama a 360 gradi sulla maggior parte delle vette della Valle d’Aosta occidentale, anche sul lontano Cervino, panorama in ogni caso non dissimile da quello del vicino valico, ma con l’aggiunta della sensazione di essere sospeso nel vuoto dato lo spazio estremamente ridotto presente in vetta.

Per il ritorno ho effettuato lo stesso percorso giungendo al parcheggio di Pont dopo 11 ore di cammino e 1450 metri di dislivello accumulato. Sicuramente l’escursione più lunga in termini di chilometri percorsi e di tempi, ma mai faticosa a parte gli ultimi metri per raggiungere la vetta della Basei.

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Croce di Roley, 2324 m.

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Piano del Nivolet

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Vecchio alpeggio in rovina del Piano del Nivolet

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Punta Basei, 3338 m. vista dal lago Rosset

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Lago Rosset e Leytaz

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Ghiacciaio Basei

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Il grande totem in pietra del Col Basei, 3176 m.

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In prossimità della Punta Basei, 3338 m.

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L’alta val di Rhemes

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Il ghiacciaio della Tsanteleinaz

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Il Col Basei, 3176 m.

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I ghiacciai dell’alta val di Rhemes

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Ghiacciaio Basei

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Ghiacciaio Tsanteleinaz

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Il celebre arco di roccia poco sotto la vetta

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Finestra sulla Tsanteleinaz

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Il punto di arrampicata con il canapone a nodi

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Vetta di Punta Basei, 3338 m. e lago Rosset in fondo

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Il Ciarforon e la Becca di Monciair

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Il Gran Paradiso

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Laghetto in formazione a quota 2800 m. poco a monte del lago Leytaz

 

2 risposte a “Punta Basei (3338 m.) da Pont per la piana del Nivolet

  1. Ciao! L’itinerario che hai fatto è meraviglioso. Non ho mai visitato la Valle d’Aosta e, leggendo il tuo racconto, ho sentito un desiderio incredibile di percorrere questi sentieri. Io cammino spesso nelle Apuane, girandole in lungo e in largo, ma la Val d’Aosta, con le sue splendide montagne, è un sogno che vorrei realizzare a breve. La via da te percorsa è ben tracciata e segnalata? Ho visto che ci sei stato ad agosto: è necessario avere anche i ramponi, la becca, una corda, il casco o se ne può fare a meno in questo itinerario in particolare? (mi pare di aver capito che non hai fatto dei tratti su neve). Ti ringrazio sia per aver condiviso la tua uscita, sia per la pazienza che avrai nel rispondermi. Un caro saluto!

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    • Ciao, mi fa piacere che il mio itinerario sia stato di tuo gradimento e ti ringrazio.
      Per questa escursione non serve nessuna attrezzatura da montagna perchè il sentiero è libero dalla neve e non ci sono difficoltà. Certo se ci vai in altri mesi occorrono i ramponi ma io vado sempre d’estate.
      I tratti su neve erano semplici e facilmente gestibili.
      Ti consiglio di andare in val d’Aosta, ci sono migliaia di sentieri per ogni esigenza.
      Un caro saluto anche a te.
      Fabrizio

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